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Zadie Smith ormai si è affermata come una delle scrittrici più iconiche, rispettate dalla critica e popolari della sua generazione. E oggi, a vent'anni dal memorabile esordio di "Denti bianchi", ci offre il suo primo libro di racconti, nel quale il suo potere di osservazione e la sua voce inimitabile si fondono per restituirci l'esperienza complessa, terribilmente complessa, della vita nella contemporaneità. In queste pagine - dove sono raccolte undici storie completamente nuove e inedite assieme ad alcuni dei suoi pezzi più acclamati già pubblicati su varie riviste - proprio per cercare di renderci la complessità vertiginosa dell'esperienza odierna Zadie Smith ci regala una raccolta di narrativa ricca e variegata. Per questo "Grand Union" è una creatura insolita, che unisce tutta l'esuberanza sperimentale di una scrittrice alla scoperta di nuove forme espressive con l'abilità tecnica di una maestra al culmine delle sue capacità e che contiene allegorie, parabole, thriller speculativi e satire, distopie nonché brevi esempi di quella commedia sociale che è tipica della Smith. "Grand Union" è il nome di uno dei canali più lunghi dell'Inghilterra, che scorre da Londra a Birmingham, con mille ramificazioni. È anche il nome di una complicata giunzione che consente ai treni che arrivano da una direzione di spostarsi in una qualsiasi delle altre tre direzioni. Ma Grand Union fu anche il nome dato alla prima bandiera degli Stati Uniti d'America, nel 1776, che combinava le strisce rosse e bianche che conosciamo oggi con una versione in miniatura della bandiera britannica. Insomma, niente è vietato e tutto - grazie allo sguardo di Smith - sembra fresco e pertinente.